UNA VOCE A GENOVA

PIAZZA DE FERRARI
L’EX PALAZZO DELLA BORSA

DUE DOMANDE

Oggi sono in vena di fare domande, non a casaccio, bensì indirizzate alla massime istituzioni genovesi, il nostro Sindaco e l’Arcivescovo. Pur conscio che non le leggeranno mai mi rivolgo comunque a loro con il massimo rispetto come è sempre dovuto alle persone e tanto più alle persone che si stimano.

Al Sindaco chiedo: egregio signor Sindaco perché è andato al gay pride?

Al Cardinale chiedo: perché, Eminenza, ha vietato che si tenessero le riunioni di preghiera riparatorie contro le blasfemie che si commettono al gay pride?

La seconda domanda necessita di una premessa. In contemporanea con il gay pride che si è tenuto la scorsa settimana ed ha avuto il culmine nella sfilata di sabato 15 erano state organizzate in tre diverse Chiede veglie di preghiere in riparazione delle blasfemie che spesso vengono esibite, scritte e dette contro le figure sacre della religione cattolica ma i rispettivi parroci hanno comunicato che i momenti di preghiera erano stati annullati su esplicita richiesta della Curia.

E veniamo alle motivazioni. Essere omosessuali non è quasi mai una scelta, è uno stato che uno si trova addosso, così come alcuni sono biondi ed altri hanno i capelli neri. Non è quindi un merito né una colpa, quindi non c’è da avere vergogna né da esserne fieri. E non è nemmeno un peccato contro nostro Signore come ha più volte detto la Chiesa, i peccati derivano da atti voluti e coscienti, non dall’essere in una certa condizione. Questo è il mio credo.

Le manifestazioni del gay pride (come tutti sanno pride può essere tradotto con orgoglio) è quindi, secondo quanto detto sopra, sbagliata in partenza. Sotto le mentite spoglie della lotta alle discriminazioni, (numerose soprattutto in passato), vengono rivendicati diritti che non hanno nulla a che fare con lo stato di omosessuale. È giusto non subire discriminazioni a causa del proprio essere ma discriminare vuole dire trattare in modo diverso situazioni eguali. Gli uomini non sono uguali alle donne, né ai gay, così come le lesbiche non sono uguali agli uomini. Ogni uomo, donna, omosessuale commette dei peccati, la Chiesa insegna che bisogna pentirsi e fare proponimento di non peccare più. Ognuno è libero di manifestare e poter dire ciò che pensa (sindacati, omosessuali, Casa Pound ⋅⋅⋅) devono poterlo fare nei limiti della legge, concedere il patrocinio significa farsi sponsor ed appoggiare le rivendicazioni presentate. Bene ha fato a mio avviso il Sindaco a non concederlo, ma ora sembra quasi voglia riparare ad un torto. La linea tenuta fin qua dall’Amministrazione comunale è stata orientata da una sostanziale laicità (giustamente) nel rispetto della fede cattolica che tanti (ritengo anche il Sindaco) hanno fatto propria.

Cosa vuol dire “sono il sindaco di tutti”? È ovvio che lo sia, lui è il sindaco di Genova, non di chi l’ha votato, che piaccia o no. Si può criticarlo? Certamente.

Purtroppo però nelle manifestazioni del gay pride la religione cattolica viene presa di mira, le immagini sacre oltraggiate, la nostra fede derisa, i credenti insultati e così via.

Ecco allora la domanda per il nostro Cardinale: Eminenza pregare contro gli atti osceni e blasfemi che vengono commessi non è una condanna all’essere omosessuale, d’altronde come ha detto Gesù e come ribadisce giustamente il nostro Papa non bisogna MAI giudicare le persone, solo nostro Signore può farlo perché Lui conosce nell’intimo i nostri cuori.

Sono un poco confuso e perplesso davanti a questi avvenimenti recenti.






MAIL